Giobbe 31
Italian: Giovanni Diodati Bible (1649)
1Io avea fatto patto con gli occhi miei; Come dunque avrei io mirata la vergine?

2E pur quale è la parte che Iddio mi ha mandata da alto? E quale è l’eredità che l’Onnipotente mi ha data da’ luoghi sovrani?

3La ruina non è ella per lo perverso, E gli accidenti strani per gli operatori d’iniquità?

4Non vede egli le mie vie? E non conta egli tutti i miei passi?

5Se io son proceduto con falsità, E se il mio piè si è affrettato alla fraude,

6Pesimi pure Iddio con bilance giuste, E conoscerà la mia integrità.

7Se i miei passi si sono stornati dalla diritta via, E se il mio cuore è ito dietro agli occhi miei, E se alcuna macchia mi è rimasta attaccata alla mano;

8Semini pure io, e un altro se lo mangi; E sieno diradicati i miei rampolli.

9Se il mio cuore è stato allettato dietro ad alcuna donna, E se io sono stato all’agguato all’uscio del mio prossimo;

10Macini pur la mia moglie ad un altro, E chininsi altri addosso a lei.

11Perciocchè quello è una scelleratezza, Ed una iniquità da giudici.

12Conciossiachè quello sarebbe stato un fuoco Che mi avrebbe consumato fino a perdizione, E avrebbe diradicata tutta la mia rendita.

13Se io ho disdegnato di comparire in giudicio col mio servitore, E con la mia servente, Quando hanno litigato meco;

14E che farei io, quando Iddio si leverà? E quando egli ne farà inchiesta, che gli risponderei?

15Colui che mi ha fatto nel seno non ha egli fatto ancora lui? Non è egli un medesimo che ci ha formati nella matrice?

16Se io ho rifiutato a’ poveri ciò che desideravano, Ed ho fatti venir meno gli occhi della vedova;

17E se ho mangiato tutto solo il mio boccone, E se l’orfano non ne ha eziandio mangiato;

18Conciossiachè dalla mia fanciullezza esso sia stato allevato meco, Come appresso un padre; Ed io abbia dal ventre di mia madre avuta cura della vedova;

19Se ho veduto che alcuno perisse per mancamento di vestimento, E che il bisognoso non avesse nulla da coprirsi;

20Se le sue reni non mi hanno benedetto, E se egli non si è riscaldato con la lana delle mie pecore;

21Se io ho levata la mano contro all’orfano, Perchè io vedeva chi mi avrebbe aiutato nella porta;

22Caggiami la paletta della spalla, E sia il mio braccio rotto, e divelto dalla sua canna.

23Perciocchè io avea spavento della ruina mandata da Dio, E che io non potrei durar per la sua altezza.

24Se ho posto l’oro per mia speranza; E se ho detto all’oro fino: Tu sei la mia confidanza;

25Se mi son rallegrato perchè le mie facoltà fosser grandi, E perchè la mia mano avesse acquistato assai;

26Se ho riguardato il sole, quando risplendeva; E la luna facendo il suo corso, chiara e lucente;

27E se il mio cuore è stato di nascosto sedotto, E la mia bocca ha baciata la mia mano;

28Questa ancora è una iniquità da giudici; Conciossiachè io avrei rinnegato l’Iddio disopra.

29Se mi son rallegrato della calamità del mio nemico, Se mi son commosso di allegrezza, quando male gli era sopraggiunto,

30Io che non pure ho recato il mio palato a peccare, Per chieder la sua morte con maledizione;

31Se la gente del mio tabernacolo non ha detto: Chi ci darà della sua carne? Noi non ce ne potremmo giammai satollare….

32Il forestiere non è restato la notte in su la strada; Io ho aperto il mio uscio al viandante.

33Se io ho coperto il mio misfatto, come fanno gli uomini, Per nasconder la mia iniquità nel mio seno…

34Quantunque io potessi spaventare una gran moltitudine, Pure i più vili della gente mi facevano paura, Ed io mi taceva, e non usciva fuor della porta.

35Oh! avessi io pure chi mi ascoltasse! Ecco, il mio desiderio è Che l’Onnipotente mi risponda, O che colui che litiga meco mi faccia una scritta;

36Se io non la porto in su la spalla, E non me la lego attorno a guisa di bende.

37Io gli renderei conto di tutti i miei passi, Io mi accosterei a lui come un capitano.

38Se la mia terra grida contro a me, E se parimente i suoi solchi piangono;

39Se ho mangiati i suoi frutti senza pagamento, E se ho fatto sospirar l’anima de’ suoi padroni;

40In luogo del grano nascami il tribolo, E il loglio in luogo dell’orzo. Qui finiscono i ragionamenti di Giobbe.



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